Per raccogliere in un blog le impressioni, i pensieri,
gli smarrimenti nati vivendo in questo enorme paese.


Tuesday, July 22, 2008

Ciccio Pasticcio

Oggi sono un po’ inca$$atella, perché c’è gente che mi fa davvero uscire dai gangheri. Le mie colleghe mi dicono di stare calma, che a volte risulto proprio acida, ma che ci posso fare? Quando mi vedo presa in giro zitta io non ci sto, e che cavolo!

Molti si chiedono come fanno gli agenti di viaggio a sopravvivere in un’epoca di grande concorrenza con Expedia, Cheaptickets o siti simili. Ve lo dico io come facciamo a sopravvivere: con la nostra professionalità e sempre più gente viene da noi dopo essere stata bruciata da esperienze allucinanti con prenotazioni fai-da-te. Per carità siamo in un mercato libero, la gente è liberissima di prenotare quello che gli pare via internet, ci sono persone intelligenti che da anni prenotano le proprie vacanze su internet senza aver mai avuto alcun problema e si trovano benissimo, non metto in dubbio queste cose, ma c'è sempre il povero Ciccio Pasticcio che invece di smanettare su internet, le mani se le dovrebbe tenere da un'altra parte, e che un giorno combina bel pastrocchio, prenotando non so quali biglietti aerei su internet e poi si accorge di averla combinata grossa. E indovinate allora chi chiama? Me, agente di viaggio. E’ con questi Ciccio Pasticcio che me la prendo.
Inizia la sua telefonata facendo il vago, dicendo che ha un biglietto che deve cambiare. La prima cosa che chiedo è se ha prenotato da noi in agenzia. Risposta: “ehm... no, ho comprato il biglietto su XYZ”. E allora con un tono asciutto gli dico “Mi dispiace, se ha prenotato su internet deve chiamare il customer service di quel sito o la compagnia aerea. Noi non abbiamo accesso alla Sua prenotazione, per cui non posso fare nulla per Lei”. Questo comincia a dire con tono lamentoso di aver già tentato di chiamare il customer service del sito internet in questione, ma che gli hanno detto che il biglietto non si può cambiare. Ben ti sta penso io. “Le ripeto, non posso fare nulla per Lei perché possiamo accedere solo alle prenotazioni originate dai nostri terminali. Chiami la compagnia aerea allora e veda cosa Le dicono”. Non mi sforzo neanche a dirgli che dovrà pagare delle penali salate e anche una possibile differenza tariffaria e che di sicuro non potrà neanche fare un re-routing, ma non sta a me aiutare chi non vuole rivolgersi a me agente di viaggio perché crede di risparmiare prenotando online.
Le mie colleghe dicono che così mando via i clienti, ma mi fanno inalberare ancora di più perché non capiscono che tanto queste persone a priori non vogliono rivolgersi a noi, per cui che giochino a fare gli agenti di viaggi improvvisati, ma se poi prenotano un biglietto per Portland, Oregon invece che Portland, Maine, e poi vogliono che li tiri fuori dai pasticci, cari miei Ciccio Pasticcio, avete trovato la persona sbagliata!

Monday, July 21, 2008

Garra Rufa

Oggi stavo leggendo le notizie online e mi ha colpito questa notizia: una pedicure fatta da piccoli pescetti messi nella vasca del pediluvio!
I’m not kidding, take a look here:


In cosa consiste questo tipo di pedicure? Cosa sono e cosa fanno e questi pescetti? Presto detto: si immergono i piedi in una vasca di acqua tiepida dove questi pescetti chiamati “Garra Rufa” o Pesce Dottore, nuotano placidamente. Questi pescetti (privi di denti, badate ben!) cominciano a mangiucchiare la pelle morta, secca o callosa dei piedi, lasciandola morbida e levigata, come dopo un gommage. Questa tecnica viene usata da molto tempo in Oriente e in Turchia con risultati molto positivi anche per chi soffre di psoriasi. Chi ha provato questo tipo di pedicure ne è rimasta talmente entusiasta che ha esclamato: “è la migliore pedicure che abbia mai fatto!”
Go figure, mi scappa di dire, ma non avendola provata (e sinceramente non so se mai lo farò), come posso giudicare? Francamente non so se mi piacerebbe farmi mordicchiare i piedi da un branco di pesci, poveretti, che vita grama che fanno, vedere tutti il giorno piedi secchi e callosi e doversi cibare di pelle secca, mi sa di abuso di animali, no, no, lasciamo perdere! E poi dato che sono un po’ schizzinosa, mi fa rabbrividire il fatto di mettere i piedi in una vasca che magari è stata usata da altre persone (leggi: piedi) prima di me. Mica si metteranno a cambiare costantemente l’acqua del pediluvio, no? Che fanno, travasano di qua e di là 20 volte al giorno questi poveri pesci fino a stordirli, per cambiare ogni volta l’acqua? Noooo, li lasciano lì con la scusa che sono pesci pulitori e che tanto si sono pappati tutta la pelle morta della signora prima di me. No way Josè, io i piedi lì non ce li metto di sicuro!
E per la cronaca, la pedicure preferisco farmela da sola in casa, così evito di beccarmi qualche malefico fungo sotto le unghie (la mia ex-capa americana se l'era beccato quando era andata a farsi fare la pedicure in uno di quei posti gestiti da vietnamiti), e uso i metodi tradizionali: la vecchia pietra pomice, la semplice acqua e bicarbonato che ammorbidisce la pelle, e tanta crema per i piedi. Altro che pesci succhiatori di pelle morta!

The cupcake queen

Ebbene sì, mi è presa la fregola dei cupcake. Da quando Bruna mi ha passato la ricetta delle camille alle carote, mi sono lanciata in una serie sempre più lunga di esperimenti, tutti riusciti, hurrà, ovvero variazioni sul tema cupcake. Non solo camille alle carote, ma anche cupcake alla mela, alla mela e pistacchi tritati, semplici con mandorle, semplici con gusto di scorzetta di limone. Lontani sono i tempi dei miei disastri culinari per i chocolate chip cookies!
Ieri, nonostante fossi stanca per la lunga giornata al parco per il raduno di Golden Retriever, mi è venuta la voglia matta di provare a fare i double chocolate cupcakes. Risultato: favolosi! Take a look!


Per la cronaca: oggi, ovvero il giorno dopo, ne sono rimasti solo 2... spazzolati in ufficio con le colleghe e a colazione da me e Rick!
YU-UUUM!
RICETTA CAMILLE ALLE CAROTE
(passatami da Bruna e seguita alla lettera. Per gli altri tipi basta sostituire le carote con altre cose):
150 gr carote tritate finissime
120 gr burro molto morbido
100 gr zucchero
150 gr farina
2 uova (separare albumi dai tuorli)
40 gr mandorle tritate
1 chucchiaino di lievito
Preparazione (io faccio tutto con il robot da cucina):
Lavorare bene il burro con lo zucchero, fino ad ottenere una crema liscia. Col robot acceso, unire i tuorli, poi farina mischiata col lievito, carote e mandorle. A parte montare gli albumi a neve e poi in una scodella a sponde alte unire i 2 composti e mischiare delicatamente per non smontare gli albumi. Mettere il composto negli stampini da cupcake (io uso i pirottini di carta e li riempio fino a metà) e cuocere in forno a 325F (160C) per 30 minuti. Fare raffreddare e spolverare se si vuole con lo zucchero a velo. Li ho gustati ancora caldi tagliati a metà e con uno strato sottile di Nutella ed erano divini!
Variazioni: per i double choco cupcakes della foto, invece delle carote ci metto 4 cucchiaini abbondanti di cacao Nestlé ed un cucchiaio di salsa di mele (che è poi una semplicissima mela grattugiata finissima fino ad ottenere una pappa come quella per i bambini) che rende i cupcake morbidi morbidi e non asciutti come una spugna vecchia, tanto per intenderci. Una volta messo il composto nei pirottini di carta, prima di infornarli, ci metto un po' di chocolate chips e via! Una delizia.
E come diceva la mitica Julia Child: "Bon Appétit!"

GR (Golden Retriever) Day


Ieri io, Rick ed il nostro adoratissimo cane siamo andati al raduno di Golden Retriever che si è tenuto al Laguna Lake Park di San Luis Obispo. E’ stato un raduno di beneficienza, i cui proventi sono andati tutti alla Woods Humane Society la cui attività è quella di ospitare e fare adottare cani senza padrone. Questo il sito del raduno (ci siamo anche noi nell'elenco dei partecipanti e Tony (con il suo nome completo: Captain Tony) nella Dog Pictures 1):
http://www.slocountygoldenretrievers.com/
Oltre allo scopo benefico, volevamo partecipare al raduno per fare incontrare il nostro cane con i suoi “confratelli” e anche vedere tanti cani simili al nostro.

Già da sabato abbiamo cominciato a preparare Tony all'evento: gli abbiamo fatto il bagnetto, spuntato il pelo e lo abbiamo spazzolato fino a che il suo pelo è diventato lucido e setoso.
Domenica mattina gli abbiamo messo la bandana rossa delle grandi occasioni e tutti fieri di lui, siamo andati al raduno di Golden Retriever.
Al parco c’erano almeno un centinaio di cani, tutti Golden Retriever, ed almeno il doppio di umani, tutti altrettanto contenti di mostrare i propri cani.




Per 3 ore non abbiamo fatto altro che accarezzare cani di ogni età e tonalità di colore: dal bianco latte al ruggine, tutti della stessa razza, tutti bellissimi. A loro volta i cani erano ben occupati a conoscersi sniffandosi reciprocamente il sedere (che equivale ad una stretta di mano tra umani). Tony, non abituato a socializzare con i suoi simili, appariva annoiato, infatti dopo un po' non sniffava neanche più i sederi, ma si guardava in giro con indifferenza, mentre io e Rick eravamo lì tutti contenti a sfrufugliare ogni cane che ci passava vicino. Una gioia immensa pari a quella che prova da un bambino quando entra da FAO Schwartz, lo storico negozio di giocattoli di New York.
Ci sono state anche delle piccole gare: quella dei cani meglio vestiti (ce n’erano alcuni vestiti da ballerina, con tanto di tutù rosa, da principessa hawaiiana, con tanto di lei rosa intorno al collo, da superman, con cappa rossa, e via dicendo), quella di frisbee, quella del cane che teneva in bocca più palle da tennis, quella di ballo con il proprio padrone ed infine la sfilata finale. Tony non era iscritto a nessuna gara (non ci andava di bardarlo come un pupazzo e per problemi con l’anca non ci andava di rischiare di farlo saltare su un terreno impervio), ma ho obbligato Rick a fare la parata finale conclusasi con una foto di gruppo che è stata un’impresa fare perché non è facile raggruppare un sacco di cani e farli stare seduti per qualche minuto.
Alla fine io e Rick eravamo super contenti di aver visto così tanti Golden Retriever. Tony al contrario, sempre più annoiato, non vedeva l’ora di tornare a casa e giocare con i suoi pelouche e farsi un pisolino. Cosa che ha fatto non appena entrato in casa!


Foto di gruppo finale!

Sunday, July 20, 2008

Lo Stupidario del viaggiatore 6

Ma dico io, certa gente dovrebbe starsene in casa e smetterla di guardare il travel channel quando non c'è altro in tv!
Ecco cosa mi è capitato tempo fa in agenzia: arriva in ufficio un tizio, sulla sessantina, capelli arruffati, abbigliamento piuttosto sciatto, come se fosse uscito di casa all'improvviso. Si siede alla mia postazione e mi dice che vuole fare un viaggio in Europa, con questo itinerario:

1) Andare in Germania per percorrere l'Autobahn a 200 all'ora, anche solo per 10 chilometri.
"Che parte della Germania vuole visitare?" gli chiedo.
"Non voglio visitare niente, voglio solo andare sull'Autobahn" mi risponde tagliando corto.
Vabbè... cominciamo bene.

2) Da lì, mi dice che vuole andare in Transilvania a vedere il castello di Dracula. Gli spiego che il castello di Bran dove si dice che sia vissuto Dracula non è quello che si immagina la gente (ragnatele, pipistrelli, bare ecc...), ma è una struttura molto semplice con muri intonacati di bianco e pochi mobili nient'affatto lugubri.
"Ah" mi fa, un po' deluso. "Allora no, non mi interessa".
(Chissà che diavolo di idea si era fatto sul castello di Bran... mah)

3) Poi dice che vuole andare in Grecia, "ma non mi interessano i siti archeologici... voglio andare a Lesbos".
(Forse crede che Lesbos sia l'isola di lesbiche greche? Mah, non indago, gli chiedo solo: "E poi?").

4) Poi, hoplà, da lì vuole andare in Tunisia a vedere gli studios dove girano i film.

5) E poi in Marocco... e magari anche nelle isole..."come si chiamano quelle davanti alla Spagna?"
"Baleari" gli do corda io, ormai convinta che questo è un po' tocco.
"Sì, le Baleari, mi voglio costruire una casa lì, l'ho già progettata..." e si lancia in una descrizione dettagliata di questa casa.
"Dice che posso fare un viaggio del genere?" mi chiede alla fine.
"Si può fare tutto, ma tenga conto che non sarà conveniente e dovrà prendere un sacco di aerei".
"Ce la posso fare con $ 5000?"

(Ci risiamo, eccone un altro con sogni di viaggi pindarici e budget da saccopelista)

Risposta secca: "No, solo di trasporto Le verrà circa il doppio".
"Ah, allora niente". Piglia e se ne va.
(Ecco bravo, stai a casa che è meglio, penso io acida, sbatacchiando l'atlante che avevo nel frattempo inutilmente aperto per fargli vedere che razza di itinerario voleva fare).

Sunday, July 13, 2008

Peter Frampton in concert

Ieri sera siamo andati alla fiera di Santa Maria perché c'era il concerto (gratuito) di una delle leggende del rock: Peter Frampton. Per chi non lo sapesse il suo album live "Frampton Comes Alive", registrato nel 1976, è stato per decenni l'album live più venduto al mondo. Nei ruggenti anni 70 Peter aveva una folta criniera bionda, ma l'ha persa per strada con il passare degli anni, infatti oggi è canuto e stempiato, è passato attraverso la bancarotta, un pauroso incidente stradale e problemi di droga, ma ha ancora le dita d'oro e ieri sera ha dilettato un nutrito pubblico composto per la maggior parte da quarantenni e cinquantenni nostalgici. La sua musica però è senza tempo, è piaciuta anche ai ventenni e trentenni presenti. Era la prima volta che vedevo Frampton live, Rick mi aveva mostrato un paio di DVD dei suoi concerti e mi aveva fatto ascoltare il suo mitico live album e con stupore avevo constatato di conoscere già alcune delle sue canzoni come "Baby I love your way", "All I wanna be" e "Show me the way" (le avevo ascoltate alla radio, ma non ne conoscevo l'autore).

Il concerto è iniziato alle 8pm ed è durato un'oretta e mezza. Quello che mi ha colpito di più oltre al fatto che suona ancora benissimo, è il fatto che Frampton sorride sempre, interagisce meravigliosamente con il pubblico, lo rende compartecipe delle canzoni, gli dà spazio e soprattutto pare gioire per ciò che fa, non so se mi spiego...non è uno di quei musicisti che canta, suona, ringrazia e va via. Ieri per esempio c'era una sfitinzia vicino al palco che aveva uno dei suoi vecchi album in vinile. Sulla copertina c'era Frampton negli anni 70, con la sua bionda chioma fluente ed un fisico asciutto e prestante. Lui ha preso l'album dalle mani della ragazza, l'ha mostrato al pubblico poi se lo è messo davanti al viso a mò di maschera, come per dire "eh, una volta ero così".


L'ultima canzone che ha presentato è stata la cover di George Harrison: "While my guitar gently weeps", che secondo me è la canzone ideale per un chitarrista, perché consente di fare virtuosismi di chitarra. Infatti la sua versione di questa meravigliosa canzone ci ha fatto venire la pelle d'oca. Grande Peter Frampton, per aver regalato un concerto gratuito, canzoni bellissime ed un finale da brivido!

Sunday, July 6, 2008

Girasoli e camille

Il 4th of July è passato, fortunatamente.
Non siamo andati a vedere i fuochi d'artificio a Pismo perché il nostro cane è terrorizzato dai petardi e poi francamente io e Rick sopportiamo a malapena le folle, diventiamo nervosi, per cui per pace comune, stiamo sempre a casa, i fuochi li abbiamo guardati dalla finestra.
Sono passati dei nostri amici che andavano a vedere i fuochi e Anna mi ha portato un mazzo di girasoli che aveva raccolto in un campo abbandonato mentre stava venendo da noi. Quando me li ha portati, la sera del 4 luglio, erano ancora piccoli e chiusi. Oggi invece sono tutti aperti e sono meravigliosi.


Ogni volta che ho un mazzo di girasoli in casa, mi sento felice, è normale? Non mi succede mai con gli altri fiori. Sarà che sono strana...
Oggi invece ho fatto di nuovo la pasticcera e ho fatto di nuovo la crostata, questa volta con la marmellata di albicocche (sempre seguendo fedelmente la ricetta di Greedyweb che ho trovato su Youtube) e anche le camille alle carote (seguendo la ricetta di Bruna). Ecco le foto:

Belle, neh?

Ovviamente, ci ho dovuto fare subito la foto, prima di avventarmi su di loro (per vedere se erano venute buone o meno...). Sì, sì, sono entrambe buonissime, ve lo posso garantire...
Have a nice one!

Thursday, July 3, 2008

The Office

A proposito delle mie colleghe d'ufficio, vi racconto come ci chiamiamo "affettuosamente":
Lily: "The Italian Bitch" (per ovvi motivi)
Debe: "The Dam Bitch" (perché prenota un sacco di crociere della Holland America e tutte le loro navi terminano per -dam: Volendam, Noordam, Eurodam etc...)
Susan: "The Hawaiian Bitch" (perché va sempre alle Hawaii e sa praticamente tutto su queste isole)
Linda: "The Corporate Bitch" (perché si occupa della parte corporate in ufficio)
Cathie: "The Scottish Bitch" (perché è di origini scozzesi)
Olga: "The Russian Bitch" (perché aveva la madre russa e parla perfettamente russo)
Diane: "The A&K Bitch" (perché viaggia solo con la A&K, tour operator molto esclusivo)
Jim (il nostro manager, nonché unico uomo, capirai...): "Our Bitch".
hehehhehe... si vede immediatamente chi comanda effettivamente nel nostro ufficio!
Anyhoo, se siamo tutte un po' bitches è perché siamo così:
"When I stand up for myself and my beliefs, they call me a bitch.
When I stand up for those I love, they call me a bitch.
When I speak my mind, think my own thoughts or do things my own way, they call me a bitch.
Being a bitch means I won't compromise what's in my heart. It means I live my life MY way. It means I won't allow anyone to step on me. When I refuse to tolerate injustice and speak against it, I am defined as a bitch.
The same thing happens when I take time for myself instead of being everyone's maid, or when I act a little selfish. It means I have the courage and strength to allow myself to be who I truly am and won't become anyone else's idea of what they think I 'should' be. I am outspoken, opinionated and determined. I want what I want and there is nothing wrong with that! So try to stomp on me, try to douse my inner flame, try to squash every ounce of beauty I hold within me. You won't succeed. And if that makes me a bitch , so be it. "

Wednesday, July 2, 2008

Arkansas e Kansas

Oggi stavo tormentando le mie colleghe e gli chiedevo come mai pronuncino Arkansas "Ar-kansò" ed invece Kansas che è praticamente quasi come Arkansas (ar-Kansas) la pronuncino "Kan-sas", ovvero, come è scritto.
Lily: "Perché dite "Arkansò" e non "Arkansas"?
Colleghe: "Perché si dice così punto e basta"
Lily: "E allora perché non posso dire "Kansò"?
Colleghe: "Perché si dice Kansas, non Kansò o Kànso"
Lily: "Sì, ho capito che si dice così, ma perché complicate sempre le cose dando pronunce diverse per la stessa parola (vedi either, neither, tomato, potato), sono 2 parole praticamente uguali".
Colleghe: "Sei tu che ti complichi la vita a darti una ragione. Si dice così, zitta e mangia!".
Sigh....
Così, tignosa come sempre, ho fatto una ricerchina in rete ed ho trovato una spiegazione, eccola:
"La pronuncia corretta di Arkansas è caso molto curioso, poiché si tratta dell'unico stato americano che stabilisce per legge quale sia la corretta pronuncia. Innanzitutto, Kansas e Arkansas sono gli adattamenti francesizzati del nome di due tribù di nativi, i Kansa e gli Arkansaw. I quali facevano cadere l'accento sulla prima sillaba, "ar" (AR-kan-saw). I primi esploratori francesi giunti sul luogo li chiamarono Les Arkansas, calcando la pronuncia sulla seconda sillaba, "kan" (ar-KAN-sas). Una grande confusione, quindi, che in teoria venne spazzata via dalla legge dello stato che stabilisce che bisogna pronunciare il nome calcando sulla prima e sulla terza sillaba: AR-kan-SAS (con la "esse" finale appena appena pronunciata). Coloro che pronunciano "arKANsas" sono guardati male. Però, generalmente, nessuna sa come si debba pronunciare e ognuno lo fa come vuole".
Quindi le mie colleghe c'hanno torto....perché si dice Ar-kan-sas, e la S finale si pronuncia, no che non è vero!
Domani ritorno all'attacco! Ogni tanto mi piace tormentare le mie colleghe, sono tutte sulla cinquantina, anche se tutte con un caratterino non male. E' per questo che ci vado d'accordo, perché pure io c'ho un caratteraccio....azzz....

The Love of Goldens



Certe volte mi chiedo se sia normale provare un istinto materno per un cane. Da quando Tony, il mio adoratissimo cane, è entrato della mia vita, o forse sarebbe meglio dire, da quando io sono entrata nella sua vita, dato che lui stava già con Rick dal 2000 e io sono entrata nella famiglia solo nel 2002, questo cane è diventato un figlio per me.
All’inizio Rick aveva abituato il cane ad una certa disciplina, ma da quando ci sono io, Rick dice che il cane “has gone down the hill”, nel senso che l’ho viziato in maniera tale che ottiene quello che vuole da me. Tony è al centro delle nostre attenzioni, giorno dopo giorno, 24 ore al giorno (anche la notte, dato che si intrufola sul letto con la sua mole di 40 chili), forse gli diamo fin troppa attenzione, ma lo facciamo perché lo amiamo e lui a sua volta è attaccatissimo a noi. Con gli altri cani non sta tanto bene, lo annoiano, talvolta lo seccano, sta bene con gli umani, o almeno quelli che gli danno attenzione, carezze e biscottini (non necessariamente in quest’ordine).
Ieri ho portato Tony a passeggiare in un campo brullo qui vicino e tornando a casa ho visto che zoppicava. Ho passato il resto della serata accanto a lui, massaggiandogli la zampa o mettendogli una compressa fredda sulla parte dolorante, e lui stava lì, guardandomi con quei suoi meravigliosi occhi marroni, leccandomi la mano di quando in quando come per ringraziarmi. La fedeltà di un cane raramente viene sorpassata dagli umani! E mentre stavo lì accanto a lui pensavo a quanto amore io provi per questa creatura, è un amore diverso da quello che si prova per il proprio marito, padre, amico, sorella o parente. E’ un amore che io, che non ho figli e non intendo averne, avvicino molto a quello materno. Prendetemi per pazza, ma questo è quello che sento. La vita di un cane purtroppo è breve, quella dei Golden Retriever lo è ancora di più (vivono al massimo 12 anni, ed il mio ne ha quasi 8), per cui ieri pensavo a quando verrà il momento in cui Tony ci lascerà. Ho provato un dolore talmente forte che mi sono trovata a piangere senza volerlo e senza potermi fermare. Rick sa benissimo che quando verrà quel giorno la mia reazione sarà terribile, perché gli ho detto che sarà come se perdessi un figlio. E Rick teme quel giorno, mi ha addirittura minacciata dicendomi che se cadrò in depressione non prenderà mai più un cane, ma so che non sarà così perché Tony è il suo terzo Golden Retriever ed anche lui alla morte di ogni suo cane ne ha subito preso un altro per colmare il dolore ed il vuoto lasciato. Per questo ogni attimo che passo con il mio adoratissimo cane è un momento prezioso che cerco di godere appieno, perché so che non lo avrò vicino ancora per molto. Quindi lo vizio sempre di più, e non me ne vergogno!

Tuesday, July 1, 2008

Iron Man



Domenica scorsa, dato che in tv non c'era nulla di speciale, io e Rick abbiamo deciso di andare a vedere "Iron Man" al cinema. Dato che da quando è uscito nelle sale americane ormai un mese fa, ha sbancato tutti i botteghini, abbiamo cercato di comprare i biglietti online. Risultato: "sold out". Tuttavia siamo andati lo stesso al botteghino e i biglietti ce li avevano eccome, altro che "sold out" del cavolo. Anzi, la sala era praticamente mezza vuota (o mezza piena, a seconda se uno è ottimista oppure pessimista).
Comunque il film ci è piaciuto tantissimo, perché ha un ritmo serrato e bellissimi effetti speciali. A me personalmente, cresciuta guardando i cartoni giapponesi degli anni '70, Iron Man ha ricordato un po' di Jeeg Robot, Mazinga, l'Uomo da 6 milioni di dollari e Superman! Chi lo vedrà forse mi darà ragione.

E poi devo dire che Robert Downey Jr. l'è proprio un bel òm. L'avevo visto prima che cadesse in disgrazia con la giustizia americana, nel film "Chaplin" e lì era stato bravissimo ad interpretare intensamente il personaggio di Charlie Chaplin. Poi come dicevo ha avuto seri guai con la giustizia per questioni di alcol e droga ed era praticamente spacciato, nel senso che era ad un passo dal cadere nell'oblio, spercando il talento che si ritrova. Invece è ritornato alla ribalta, in piena forma, dopo non so quanto tempo passato in rehab, pulito e rinsavito, bravo come sempre. Son contenta che un attore di talento come lui sia rinato dalle proprie ceneri e sia tornato sotto i riflettori come merita. In ogni caso il ruolo di Tony Stark (aka Iron Man) gli calza a pennello, un po' come il ruolo di Jack Sparrow per Johnny Depp.

Si vocifera che stiano girando "Iron Man 2", visto il grande successo.

Two thumbs up for this flick!